scaramanzia

SCARAMANZIA IN FORMULA 1

Laura's stories

Tale è la superstizione: imperfetta conoscenza e desideri impastati con angoscia, paura e speranza
compresse assieme, in parti uguali.

(Chistopher Burney)

Scaramanzia e superstizione esistono ancora oggi.
C’è qualcuno (mi rivolgo anche a chi sta leggendo questo articolo) che sicuramente ha un portafortuna nel portafoglio o al collo, sono sicura che molto di voi vedono con timore il venerdì 17.
Spesso per eliminare possibili sciagure evitiamo determinati posti e viviamo la vita con convinzioni assurde che, nonostante la scienza, permangono.


Ogni giorno la superstizione serpeggia fra le case delle nostre città e scandisce momenti in cui la paura e
l’angoscia ci fanno perdere a volte il lume della ragione.


E anche nel motorsport questa dinamica è stata sempre presente, alcune volte esprimendosi in modi molto particolari e bizzarri, con in pole position la credenza che il numero 13 fosse un numero sfortunato.
Certamente i piloti che lo hanno indossato non sono stati particolarmente fortunati, talmente tanto che per la bellezza di 36 anni nessuna vettura lo ha avuto.


Si dovrà aspettare il 2014 per vederlo di nuovo in pista, grazie a Pastor Maldonado, pilota Lotus.

Figura 1 Pastor Maldonado Lotus Montecarlo 2015, Racefans

Per continuare in questa carrellata dei numeri non desiderati, Enzo Ferrari non voleva vedere sulle sue vetture il numero 17, poiché tale numerazione era stata adottata dal suo amico Ugo Sivocci, pilota Alfa Romeo che morì in un incidente durante le prove del Primo Gran Premio d’Europa del lontano 1923.

Già nel passato remoto della Formula 1 alcuni piloti avevano un loro rito per affrontare la vita e le corse, ad esempio Alberto Ascari, il bicampione Ferrari degli anni 52 e 53, indossava tantissimi amuleti, aveva tremendamente paura dei gatti neri e non voleva che nessuno toccasse un piccolo pupazzetto che portava sempre con sé, ed in ultimo, in questo elenco delle azioni irrazionali, non guidava mai durante il giorno 26.

Insomma anche i più grandi e forti alla fine dei giochi se la fanno sotto dalla paura.

Come dargli torto. Nonostante tutto ogni volta che si calano nell’abitacolo fanno i conti con la morte, con il pericolo, con una velocità che crea tumulti interiori. E certi rituali servono ai nostri protagonisti per esorcizzare quello che crea più timore.

Sapete chi portava con sé sempre un amuleto? Il gigante Tazio Nuvolari: il suo portafortuna era una tartarughina d’oro, un piccolo dono regalatagli da Gabriele D’Annunzio in cui era incisa la scritta “All’uomo più veloce, l’animale più lento”. La fissò su un maglione per la prima volta in occasione delle 23° Targa Forio, disputatasi nel 1932. Tazio vinse e da lì non se ne separerà mai.

Figura 2 La tartaruga di Nuvolari, Corriere della Sera

Un altro corridore aveva talismani inseparabili, stiamo parlando di Pedro Rodriguez che metteva in tasca peperoncini piccanti e un anello di suo fratello Ricardo.

Anche la fede e la religione diventano un unicum con la scaramanzia: Alesì aveva sempre un santino dentro al casco, Fangio non si separava mai da un’immagine della Vergine di Guadalupa mentre Mario Andretti aveva sempre al collo una medaglietta e pensate, mentre guidava, Gonzales parlava sempre con San Pietro.

E in tempi più recenti Sebastian Vettel, ritiratosi l’anno scorso, aveva sempre nella tomaia della sua scarpa sinistra una medaglietta rappresentante San Cristoforo, regalo della nonna di ritorno dal santuario di Lourdes.

Non solo il proprio credo aiutava e aiuta tutt’ora i piloti a vivere meglio l’esperienza della guida sportiva, molti andavano oltre il semplice santino nascosto nei meandri dell’abitacolo, molti avevano rituali fissi ed iterativi.

Tornando ad Ascari (ma quante volte lo sto nominando?) non correva mai a stomaco pieno e aveva sempre con sé delle scarpe lucidate, Ayrton Senna usava sempre gli stessi guanti mentre per Coulthard e Massa era importantissimo indossare un intimo particolare.

Non potete immaginare chi non cambiava mai calzini durante le competizioni sportive: Kimi Raikkonen…ebbene sì, anche Iceman passò al lato oscuro delle stranezze scaramantiche.

Oltre al finnico anche Fernando Alonso è in questo club particolare: il talento proveniente dalle Asturie non cambia mai albergo l’anno seguente in caso di un responso positivo dopo un gran premio. Stesso albergo, stessa camera e stesso cibo! Assurdo davvero! Inoltre sempre lo spagnolo prima di ogni gara infila sempre prima la scarpa destra e poi quella sinistra e terminando in bellezza, canta “di nascosto” nel suo camper.

Tutto per combattere la sfiga anche perché, prendendo spunto dalle parole del Drake Enzo Ferrari, tra un fortunato e uno bravo lui sceglieva senza dubbi il primo.

Chi cambiò certi aspetti della sua vita, in nome della dea bendata della Fortuna, fu anche il sette volte campione del mondo Michael Schumacher: oltre a salire dallo stesso lato dell’abitacolo dopo l’incidente, avvenuto nel 1999 a Silverstone, decise di cambiare il colore della calotta del casco, da blu a rosso.

Figura 3 MIchael Schumacher, Formula Passion

Abbiamo visto qualche esempio di rito, di metodologie quasi esoteriche, di step scanditi nello stesso modo, di piccole e grandi manie dei piloti per fronteggiare la morte ed il pericolo.

Molti diranno che sono cose inutili ma quando ci si scontra con la morte tutto è lecito e comprensibile tanto che ci sono delle situazioni ed eventi particolari che ci fanno riflettere spesso sul concetto di coincidenza.

Per fare un esempio, a questo punto, a distanza di quasi 50 anni dalla morte di Lorenzo Bandini le parole della moglie, Margherita, fanno particolarmente rabbrividire:

“Non può averlo ucciso il numero 7, ma ricorre spesso. E’ accaduto il 7 maggio 1967, correva da 7 anni, alle 17 e 7 minuti era in scia di Hulme, staccato di 17 secondi. Mancavano 17 giri alla fine del fatto. Ci misero 17 minuti per portarlo in ospedale, passò 72 ore di agonia nella stanza numero 7, fu portato a Milano con un Boeing 727, volo 607, non era pronta la tomba di famiglia e per 17 giorni dovette restare al deposito del Monumentale, poi è stato sepolto al campo 7, loculo 7, e il certificato di decesso dell’ospedale Principessa Grace di Montecarlo portava il numero 7747”

Tagged