C’era un tempo in cui la Formula 1 ancora non esisteva. Un tempo in cui alcune gesta erano definite da contorni poetici, come i poemi di altre epoche. Un tempo in cui tutto è mito, tutto è leggenda.
Siamo nel 1935, a cavallo delle due guerre mondiali, un periodo decisamente oscuro, quando l’umanità viveva nel preludio di un conflitto che avrebbe fatto fare a tutti un balzo verso gli abissi più tetri della storia dell’uomo. E’ un momento politico decisamente delicato dove gli equilibri sono tenuti quasi per miracolo.
Sportivamente parlando il teatro della nostra narrazione è il Nurburgring, inaugurato nel 1927, che di lì a poco sarebbe diventato l’Inferno Verde.
Sul Ring, nel 1935, andò in scena il Gran Premio di Germania, quale quarta prova del Campionato europeo di automobilismo.
Nonostante il tempo avverso sono presenti quasi 300.000 spettatori in pista, gli ospiti d’onore sono tanti, fra cui spiccano quasi tutti i gerarchi nazisti, Fuhrer compreso, prontissimi a festeggiare una vittoria di un’auto e di un pilota tedesco. Tutti danno per scontato una vittoria tedesca al Ring anche perchè la supremazia assoluta di Mercedes e Auto Union imperversa da oltre un anno.
I maggiori competitors sono tutti tedeschi: Auto Union, Mercedes, Caracciola, Von Brauchitsch, Stuck e Rosemeyer. Nomi importanti e altisonanti, nomi di persone e squadre determinate ad agguantare la vittoria finale e a trionfare proprio davanti il loro dittatore, Adolf Hitler.
Per dovizia di cronaca c’è da dire che il regime aveva finanziato entrambe le squadre tedesche, anche perchè voleva assolutamente farsi pubblicità anche dal punto di vista sportivo, cercando di incrementare ancora di più l’immagine del Terzo Reich.
La Mercedes schierò Fagioli, von Brauchitsch e Caracciola mentre l’Auto Union donò le sue vetture a Stuck, Rosemeyer e Varzi.
Ma fra il grigiore tedesco spicca un nome che fa tremare tutti, quello di Tazio Nuvolari che in realtà cercò all’epoca di gareggiare per l’Auto Union, ma il suo posto fu dato ad Achille Varzi, acerrimo rivale del “Mantovano Volante”.
Tazio era pilota Alfa Romeo, (ricordiamo diretta da Enzo Ferrari), e in quell’occasione si mise al volante di un’Alfa Romeo P3 tipo B, progettata da Vittorio Jano, con motore leggermente potenziato a scapito dell’affidabilità della trasmissione.
La differenza di cavalli dell’Alfa Romeo rispetto alla concorrenza tedesca è di circa 50-100 cavalli.
Le Alfa erano dotate di motori che a mala pena arrivano ai 265 cavalli mentre Auto Union orbita attorno ai 375 cv, più potenti di loro erano i motori Mercedes con i 445 cv raggiunti dai loro propulsori.
Compagni di scuderia di Tazio sono Brivio e Chiron.
Facciamo un passo indietro per dare un inquadramento più completo del tempo.
L’anno prima di questa competizione, nel 1934, entrò in vigore un nuovo regolamento tecnico, spinto con forza proprio dal Terzo Reich.
Le vetture non dovevano essere più pesanti di 750 Kg, caratteristica che cadeva a fagiolo con la forza dell’industria metallurgica tedesca che era abilissima nel creare telai molto leggeri. Tali telai poi si incastravano alla perfezione con i motori delle due potenze tedesche. Insomma un dominio costruito a regola d’arte.
Il duopolio germanico durava da ben 14 gare e gli altri potevano solo esclusivamente raccogliere le briciole ma, sul Ring, sin dalle prove libere, il nome di Tazio Nuvolari cominciò a spiccare fortemente, visto che il pilota italiano siglò il secondo tempo assoluto.
Cronaca della gara:
I giri da percorrere sono 22, per una distanza complessiva di gara di oltre 500 km. Si corre nel Nordschleife (anello nord) che allora aveva una lunghezza di 22,810 km.
Al via Rudolf Caracciola si issò subito in testa alla classifica, dietro di lui c’è Nuvolari che in partenza aveva letteralmente bruciato 4 avversari. La seconda posizione di Tazio però durò pochissimo perchè Rosemeyer e Fagioli lo sorpassarono quasi subito.
La lotta per la prima posizione è tutta fra Caracciola e Rosemeyer ma il nostro eroe mantovano pennella le curve del Nurburgring con una maestria talmente forte e netta che al decimo giro è in testa.
Poco dopo Tazio è costretto ad effettuare la sosta ai box e si ritrova ad occupare la sesta posizione. Nuvolari non molla, è tenace, vuole vincere, lo vuole a tutti i costi e fa diventare la sua Alfa una freccia velocissima ed, in poco tempo, sorpassa, nell’ordine, Fagioli, Rosemeyer, Caracciola ed alla fine Stuck.
La gara sta per finire, manca solo un giro, Von Brauchitsch, leader della corsa e grande ammiratore del pilota italiano, ha un distacco di Nuvolari di ben 30 secondi. Dietro di lui il “Nivola” è indiavolato, non si da per vinto, è un’autentica furia celeste.
Avvertito dai box che Tazio è dietro di lui, il pilota in testa non amministra sapientemente il suo vantaggio e quasi per un impeto di ansia, va oltre ogni limite e distrugge le gomme, che esplodono precisamente alla curva Karussell. A mezzo giro dalla fine Tazio riesce a superare il pilota tedesco e finalmente porta con sè la vittoria.
Il dominio tedesco è finito, la dittatura, almeno quella sportiva, del Fuhrer è spezzata.
“All’inizio sulle tribune ci fu un silenzio di morte” così si legge dal periodico MotorSport “ma l’innata sportività dei tedeschi alla fine ha trionfato sull’astio per la sconfitta. Nuvolari è stato portato in gran trionfo.”
Al traguardo nessuno era consapevole della situazione, nessuno presumeva che in prima posizione c’era proprio Nuvolari, solo pochi riescono a carpire le informazioni di ciò che sta succedendo.
Uno dei primi a gridare, all’arrivo di Tazio al traguardo, fu un giornalista della Gazzetta dello Sport, il celebre Giovanni Canestrini, che urlò a più non posso: “Ma è Nuvolari, è Nuvolari!”.
Per il regime è una sconfitta umiliante, con Korpsführer Hühnlein che addirittura strappa il copione del discorso che aveva preparato per la fine.
Durante la premiazione viene issata la bandiera italiana ma, cosa stranissima, manca l’inno italiano.(Nessuno si aspettava un esito diverso da quello di una vittoria tedesca).
Ma da bravo italiano e per festeggiare ancora di più intensamente è proprio Nuvolari ad intonare l’inno italiano, con tanta forza e orgoglio.
Vorrei ricordare un commento di un giovane Indro Montanelli che riassume così la vittoria del celebre pilota italiano: “Mentre Nuvolari naufragava fra le fronde di lauro della corona, qualche migliaio di occhi azzurri fissavano sbarrati e increduli i resti del bolide rosso sui quali l’italiano aveva tagliato in testa il traguardo. Essi cercavano invano il perchè tecnico di questa assurda vittoria e, non trovandolo, si sfogavano ad invocare “der Teufel”, cioè il diavolo”.
Un diavolo, un leone, un mito che divenne leggenda, come Ercole con le sue 12 fatiche, come Ulisse e il suo ritornare alla sua amata Itaca, come Achille e la voglia di battere Ettore.
Tazio Nuvolari già era un’istituzione per il motosport italiano ma da quel giorno divenne Re dei Motori, Principe del Vento ed Imperatore della Velocità.
E ancora oggi il suo nome provoca in chi lo nomina sensazioni troppo forti da gestire.
Un italiano sul tetto del mondo che vince contro tutti e tutto, protagonista di una storia fatta di stupore, meraviglia e simbolo di quelle vicende che fanno dell’impossibile qualcosa da cui rifuggire.
Mai darsi per vinti, mai mollare…Tutto è possibile a questo mondo…e Tazio Nuvolari ne è la prova.